Something Queer. Corpo, territorio di relazioni

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Sicilia Queer 2016

International New Vision FilmFest

Sezione Arti Visive

 

Something Queer. Corpo, territorio di relazioni

Abel Azcona (Spagna), Ruben Montini (Italia), Gonzalo Orquín (Spagna), Seçkin Tercan (Turchia)

a cura di Antonio Leone e Andrea Ruggieri

Palermo, Cantieri Culturali alla Zisa / Spazio Bottega n° 4 e ridotto del Cinema de Seta

29 maggio – 5 giugno 2016

Corpo, territorio di relazioni

di Antonio Leone e Andrea Ruggieri

Quattro artisti, che utilizzano medium diversi, dalla pittura alla fotografia, alla performance, per una narrazione corale sul corpo, sulle relazioni e sul desiderio. Una mostra che intende tracciare una riflessione intorno alla definizione della propria identità come azione che indaga la propria sessualità e così la propria intimità, come spazio relazionale, in cui la relazione, con l’amato, con l’altro o con l’oggetto del desiderio, si pone come premessa di ogni forma individuale di esperienza.

La relazione tra gli individui è oggetto unico della narrazione e, al contempo, dell’espressione artistica: la loro biografia, le loro passioni, la loro natura divengono soggetto dell’opera, prima con intento provocatorio, ora poetico, politico, estetico. Di queste relazioni quella sessuale è certamente la più potente, instaurata attraverso il corpo, nella sua accezione fisica o edonistica, ma anche attraverso lo sguardo o la memoria.

L’esplorazione del proprio desiderio sessuale, delle proprie pulsioni, così come delle componenti feticiste o rituali legate al piacere, attiene al raggiungimento della coscienza di sé in quanto pieno possesso dell’intimità o immanenza del proprio essere corpo. La mostra apre così anche una riflessione sulla sessualità come modalità di analisi sul sé e costruzione dell’identità. Campo di indagine aperto in cui il corpo definisce spazi di ricerca. Questa dialettica si determina quale territorio di relazione, in cui l’esplorazione del proprio desiderio è premessa per una sintesi di riconoscimento del sé e dell’altro. E così anche la sessualità, intesa come dialettica, come dimensione coestensiva dell’esistenza, che pur in relazione ad un oggetto del desiderio posto al di fuori di sé, svela i confini della nostra vita interiore.

Se la definizione dell’identità (non solo sessuale) è il risultato di una costruzione socio-culturale e non un dato di natura, ciascun soggetto può opporre un’alternativa ai dispositivi eteronormativi che hanno tradizionalmente caratterizzato la dimensione della socialità. Ogni individuo può affermare la propria singolarità, la propria “diagonalità” ad una prospettiva maggioritaria e data per univoca. Una tale prospettiva può condurre con semplicità a travalicare non soltanto le consuete definizioni di genere, ma anche di cultura (intesa come dominante) e di natura (intesa come naturale).

In questo orizzonte, i lavori dei quattro artisti in mostra ci permettono di tracciare un percorso di definizione della propria identità come azione che indaga

 la propria sessualità e così la propria intimità, come spazio relazionale, in cui la relazione, con l’amato, con l’altro o con l’oggetto del desiderio, si pone come premessa di ogni forma individuale di esperienza.

Abel Azcona (Spagna), la relazione da esplorare è quella con la madre da cui è stato abbandonato, prostituta e musa di un’arte forse autobiografica che conduce l’artista stesso e lo spettatore in un mondo interiore, pervaso da lutti da elaborare e colpe da espiare, regredendo così allo stadio più vulnerabile della vita. Nelle sue performance, in cui condivide il proprio corpo e la propria intimità con un gran numero di uomini e donne, il sesso è, da un canto, strumento di riflessione sulla normativizzazione della sessualità, dall’altro, catarsi biunivoca, l’attivazione di un percorso individuale che si fa collettivo, che diviene contaminazione fisica e mentale.

In Ruben Montini (Italia), la relazione è invece quella amorosa. Negli ultimi anni il suo percorso si è evoluto da posizioni più radicali e politiche ad altre più asciutte e concettuali, in cui si concentra maggiormente sulla creazione di immagini e meno sull’attivazione di processi sociali. Attraverso un racconto più intimo e poetico l’artista attiva emozioni, raccontando se stesso, e in tal modo la sua intimità diventa “azione” condivisa o da condividere. Se negli anni passati si tatuava sulla pelle la scritta “Frocio”, con tutte le implicazioni che questo atto possa avere, nei lavori più recenti Montini si concentra invece sulla sua relazione affettiva più intima, quella con il suo compagno. La condivisione di un abbraccio, l’elaborazione di una momentanea o prolungata separazione, un’incomprensione dovuta a piccole ma insormontabili differenze culturali divengono performance poetiche e ricami delicati nei quali è l’affermazione di una “normalità” – come egli stesso la definisce – a divenire carica detonante.

Gonzalo Orquín (Spagna), utilizza la pittura per creare una relazione con i soggetti rappresentati, fissa con mano abile ed esperta un attimo di tempo attraverso il ricordo che ne conserva. Tutto è ritratto dal vero, il soggetto, l’ambiente, la luce, gli oggetti vengono rappresentati come l’artista li ha voluti in quel dato momento, nulla lasciando all’immaginazione sua e dell’astante. Il corpo maschile viene dunque esaltato nelle sue accezioni estetiche per celebrarne l’erotismo come oggetto del des

iderio.

La ricerca di una sessualità più intimistica legata al feticismo del corpo (in questo caso maschile), in cui il desiderio sessuale è legato all’esplorazione del corpo (altrui), scevro dalla dinamiche del possesso, è alla base del lavoro di Seçkin Tercan (Turchia). L’artista turco negli scatti in mostra indugia su parti anatomiche attraverso un formalismo classico che sessualizza il linguaggio fotografico. La relazione con il soggetto / oggetto si declina nel desiderio primario di guardare che coincide con l’esplorazione del proprio desiderio sessuale, per offrire allo sguardo visioni sorprendenti al fine di innescare nuovi approcci estetici.

Info evento:

Artisti: Abel Azcona (Spagna), Ruben Montini (Italia), Gonzalo Orquín (Spagna), Seçkin Tercan (Turchia)
Titolo mostra : Something Queer. Corpo, territorio di relazioni
Cura di: Antonio Leone e Andrea Ruggieri
Produzione: Sicilia Queer 2016 International New Vision FilmFest
Luogo: Cantieri Culturali alla Zisa / Spazio Bottega n° 4 e ridotto del Cinema de Seta
Opening: 29 maggio ore 19.00 Durata: 29 maggio – 5 giugno 2016 
Orario: dalle 16 alle 00
Progetto Grafico: Donato Faruolo
Progettazione allestimenti: Giuseppe Pulvirenti
Allestimento esecutivo e produzione scenica : Alessandro Di Giugno
Catalogo: Sicilia Queer 2016 International New Vision FilmFest
In collaborazione con: ruber.contemporanea ; associazione Parterre Officine Sociali
Si ringraziano : Galleria Rossumt, Roma
Sponsor tecnico : VG Dance Wear
Documentazione fotografica performance Roberto Boccaccino
Info e contatti:
UFFICIO STAMPA
Giobannella Brancato:giobrancato@gmail.com